Dossena: “Mancini porta nuova vita! La Sampdoria riparte e sogna in grande”

Ora o mai più. La Sampdoria, dopo aver toccato il fondo nella sua storia, riscopre le sue radici nel simbolo di Gianluca Vialli e inizia oggi pomeriggio (ore 17:15) il suo percorso verso la guarigione, affrontando il Cittadella a Genova. Questo primo incontro è fondamentale, poiché la squadra ha sei partite cruciali da affrontare per evitare una retrocessione in Serie C, un evento mai accaduto. Al Marassi, oltre 25.000 tifosi sono pronti a sostenere la formazione, ora sotto la guida di Evani e Lombardo. È l'effetto Mancini, che pur non ricoprendo un ruolo ufficiale, si definisce il primo tifoso, portando un rinnovato spirito alla squadra. «Questa è l'ultima possibilità, ma adesso c'è una flebile speranza che va alimentata», afferma Beppe Dossena, ex compagno di Roberto e figura storica della Sampdoria campione d'Italia nel 1990-91. Dossena, che ha collezionato 165 presenze con la maglia blucerchiata, mai avrebbe creduto di vedere la sua squadra così vicina alla retrocessione in Serie C. «Sembra un incubo e penso a Paolo Mantovani, che ora sarebbe in sofferenza. Lui ha creato una squadra leggendaria: affrontava avversari temibili e vinceva perché sapeva scegliere gli uomini prima dei calciatori. Il calcio è una questione seria e non per tutti. Ricordo che Agnelli diceva: “prendiamo sul serio tutto ciò che facciamo”. Deve essere così: non è un hobby e la Samp ha una tradizione che merita rispetto». Quali sono stati i problemi? «Negli anni sono stati commessi tutti gli errori possibili. È stato come l'allineamento dei pianeti, ed ora ci troviamo di fronte a un baratro». È ancora possibile sperare? «La situazione è grave, ma il ritorno di Mancini insieme a Evani, Lombardo, e Invernizzi era l'unica mossa per provocare uno scossone. Se nemmeno questo funziona...». Nel mondo del calcio, in cui il business prevale, questa sembra essere una storia romantica. «Il sentimento della riconoscenza è forte e significativo. È una bella operazione. Penso ai giocatori attuali della Sampdoria; vedere Mancini nello spogliatoio potrebbe accendere qualcosa in loro se hanno un minimo di amor proprio». Quali sono gli aspetti su cui questa squadra deve lavorare? «Questo gruppo sta affrontando problemi mentali piuttosto che tecnici. In questa stagione è stato troppo facile sconfiggere la Sampdoria; non posso credere che i giocatori siano talmente scarsi. Serve qualcuno che li risvegli e li faccia confrontare con le loro responsabilità». Come reagiranno i calciatori? «Quando si affronta un dramma o una malattia ci sono due strade: arrendersi o reagire. Non ci sono più scuse: qui si gioca il futuro di un club e di una città come Genova». Mancini si è recato a Bogliasco per omaggiare Mantovani e incontrare la squadra. Cosa possono trasmettere le sue parole? «Sono sicuro che Roberto e i suoi colleghi useranno le giuste parole per liberare i giocatori dall'ansia e dalla paura. È fondamentale essere credibili nel trasmettere i valori della Samp, ma è altrettanto importante avere persone pronte a riceverli. C'è una luce di speranza e va mantenuta viva, ma ora tutto dipende dal rendimento in campo». Cosa dovrebbe fare il presidente Manfredi? «È necessaria capacità di analisi e sintesi per prendere decisioni sagge. Gli errori ci stanno, capisco la tentazione di delegare, ma chi è al comando deve comunicare, verificare e discutere quotidianamente per avere un quadro chiaro della situazione. Avere un fondo negli Stati Uniti e un presidente lontano non aiuta affatto».

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